Brividi…. Gli Zuccherini alla Menta!

Sono davvero semplicissimi da preparare ma vi faranno fare un figurone soprattutto grazie alla loro originalità. Si, in pochi offrono, a fine pasto, come digestivo, un ottimo e fresco zuccherino alcolico alla Menta!

Posiziono questa stravagante idea nella categoria “RICETTE DEL BENESSERE” perché, nonostante la presenza dell’alcool e dello zucchero bianco (raffinato e quindi dannoso per la nostra salute come dico sempre), sono convinta che mantenendo costantemente un’alimentazione sana, ci si può permettere ogni tanto qualche delizia senza farci mancare niente e senza cadere nell’estremismo.

Al nostro organismo occorre semplicemente equilibrio quindi nessuno dovrebbe privarsi di nulla.

Detto questo, la si può rendere comunque ancora più salutare con le zollette di zucchero di canna (che non sono riuscita a trovare… sob!) e l’alcool che andrebbe acquistato della migliore marca.

Un goccetto d’alcool, ogni tanto, male non fa, se si pensa a quelle persone che vivono nella neve e a basse temperature e, spesso, proprio grazie a lui, ritemprano e riscaldano il proprio fisico. Infatti esso è un vaso dilatatore. Per questo è bene non consumarne troppo. Attenzione però, la sensazione di calore che si percepisce assumendo una bevanda alcolica è solo superficiale. Può ritenersi utile all’occorrenza appunto, per corroborarsi nel momento del bisogno, ma non è senz’altro un rimedio ottimale da prendere come cura!

Come vi dicevo, questi zuccherini, sono semplicissimi da preparare.

Basterà raccogliere le foglie di buona Menta che cresce spontanea in campagna o in montagna, profumatissima, e rinchiuderle all’interno di una garza di cotone da chiudere con del filo da cucito.

Quest’operazione va effettuata perché, cristallizzandosi, le foglie diventano dure ma fragili e, spezzandosi in tanti piccoli pezzetti, potrebbero dar fastidio a chi assaggia il goloso zuccherino.

Comunque sia, per chi volesse, qualche foglia di Menta in cima alla montagnetta di zuccherini non sta niente male e sarà bella da vedere quando si apre il coperchio.

Non siate avari con la Menta. Abbondate. L’alcool deve diventare bello verde.

Una volta posizionato il sacchettino in fondo al vasetto, si inizieranno a mettere gli zuccherini come a realizzare un puzzle tridimensionale e solo dopo si aggiungerà l’alcool che andrà ad inserirsi in tutti gli spazi vuoti fino a riempire del tutto il contenitore di vetro.

A questo punto bisognerà chiudere bene il barattolo e lasciare riposare il tutto per almeno 40 giorni, in luogo fresco e asciutto, prima di consumarne il contenuto.

Sia l’alcool che la Menta hanno qualità disinfettanti, pertanto, è possibile mangiare una zolletta quando si è colpiti da qualche virus o batterio. I nostri nonni, se ben ricordate, si curavano così. Una goccia di grappa (persino ai bambini!) e passava tutto! Si usava nella vostra famiglia?

La grappa era un rimedio utilizzato molto spesso. Mal di denti? Cotone imbevuto di grappa da tenere sulla gengiva. Ferita aperta? Disinfettiamo con la grappa…. Mal d’amore? Un grappino e passa tutto… per la serie – anneghiamo i dispiaceri nell’alcool -. Oh, beh… non voglio farvi diventare degli alcolizzati eh? Però è vero che aveva la capacità di uccidere gli agenti patogeni e anestetizzare la parte dolorante. Vero anche che era una grappa molto buona, preparata in casa, e quindi si beveva una cosa… “sana”, passatemi il termine.

Al di là di questo, la bellezza di questa ricetta, non solo sta nella sua originalità, ma la si può preparare con diversi ingredienti. Il procedimento è sempre lo stesso. Io infatti li ho preparati anche al Limone, e anche al Miele e Zenzero assieme. Tutti buoni, ma quelli che piacciono di più sono proprio questi alla Menta.

Peraltro offrono agli occhi anche un bel colore vivace. Non aspettatevi un verde fosforescente come quello dello sciroppo alla Menta che comprate al supermercato… quello, mi dispiace, è solo colorante, il colore vero è un verde più “marroncinato”.

Appena messo in bocca, lo zuccherino, risulta molto forte e fa strizzare gli occhi dando dei brividi. Poi però, dopo pochi secondi, inizia a espandersi sulla lingua e nel palato un sapore buono, pieno, corposo, ma allo stesso tempo fresco e appagante.

Subito dopo, l’aroma di Menta e il suo profumo diventano i protagonisti assoluti dei nostri sensi e si presentano delicatamente al gusto e all’olfatto. Tant’è che, per chi crede che questa ghiottoneria sia amata prevalentemente da un pubblico maschile, sbaglia di grosso. Anche il gentil sesso non saprà resistere!

Davvero da provare. Per regalare anche una nuova emozione agli ospiti che gradiranno sicuramente.

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Come rendere la Platessa gustosa mantenendo la Ricetta salutare

Diciamolo chiaro, la Platessa non è un pesce particolarmente gustoso. Le sue carni, seppur delicate, vengono ampiamente superate da pesci molto più prelibati e dal sapore molto più ricco. Vero è, però, che avendo poche spine, è adatta alla dieta di anziani e bambini in quanto simile alla Sogliola. E’ adatta anche alle diete ipocaloriche contenendo pochi grassi. I grassi del pesce non fanno male, lo Sgombro, molto grasso, dovrebbe essere introdotto nella nostra dieta ma, la sfida di oggi, è rendere piacevole il gusto di un pesce che molti definiscono addirittura “scialbo”. Sta a noi quindi trasformarlo in una golosità.

Ma come? Beh, io vi darò la mia idea poi, ovviamente, potrà essere la vostra fantasia a fare tutto, basta rimanere focalizzati sugli ingredienti naturali e che ci offre Madre Natura per creare così, come dico sempre, una ricetta buona ma soprattutto salutare.

Platessa al mais e spezie (aneto, zenzero, erba cipollina, pepe e curcuma) sfumata alla birra, su pane croccante e accompagnata alla crema di sedano con tandoori e prezzemolo.

In una padella capiente ho fatto soffriggere della cipolla (la cipolla non dovrebbe mai mancare nella nostra cucina, contiene una sostanza chiamata Quercetina, un flavonoide, che previene l’invecchiamento cellulare) assieme ad un goccio d’olio extra vergine d’oliva, un goccio anche di acqua, curcuma, zenzero e miso. Il miso, un tipo di dado vegetale estratto dalla soia, dovrebbe sempre essere messo verso fine cottura perché, essendo un alimento “vivo”, che contiene fermenti vivi, non dovrebbe cuocere. Il mio intento però era quello di insaporire la pietanza per poter usare così meno sale. Come dico sempre, il sale, nella giusta quantità, non fa male al nostro organismo ma è sbagliato eccedere quindi, se qualcuno gradisce sentire un gusto più saporito, può appunto utilizzare il miso.

Ho aggiunto poi al soffritto il mais, quando la cipolla ha iniziato a presentarsi dorata e, assieme al mais, l’erba cipollina e l’aneto il quale ha un vago sentore di finocchietto.

Ho fatto andare il mais per qualche minuto e poi ho aggiunto i filetti di platessa e una leggera spolveratina di pepe. Quando la platessa è diventata bianca, ho sfumato con la birra, non serve esagerare mai, con niente. Mentre il giusto può essere salutare per il nostro corpo, il troppo può risultare invece dannoso.

Intanto che il tutto, coperto e a fuoco lento, cuoceva (basta all’incirca un quarto d’ora in quanto la carne della platessa è delicata non solo come gusto ma anche come consistenza), in un altro padellino più piccolo, ho iniziato a preparare la crema al sedano con tandoori e prezzemolo.

Le creme si possono anch’esse arricchire con un soffritto leggero ma, in questo caso, usando una verdura già saporita di suo e due spezie dal gusto deciso, ho pensato di poterlo evitare. L’importante, in questo caso, è realizzare un contorno che vada in contrapposizione con il secondo, vale a dire una crema dal sapore “forte” che arricchisca la “delicatezza” della platessa e del mais.

Il sedano è stato tagliato a tocchetti e messo in padella con un goccio d’acqua, un pizzico di sale, del miso e un filo d’olio. Quando è diventato morbido ho aggiunto il tandoori che è un mix di spezie indiane contenente: vari tipi di pepe, cardamomo, senape, curcuma, cannella, cumino, coriandolo e molti altri gusti. Ho fatto andare ancora un po’ a fuoco lento, affinchè prendesse quei gusti e, a fine cottura, ho aggiunto il prezzemolo.

Non fate cuocere troppo il sedano o qualsiasi altra verdura se volete fare una crema, tanto poi si frulla tutto e lasciando gli alimenti più crudi si possono acquisire maggiormente le loro proprietà benefiche.

Ho infatti messo il sedano nel mixer e creato la polpa che si è amalgamata bene con i sapori.

Ho preso dal freezer due fette del mio pane integrale, fatto giorni prima, e le ho messe nel tosta-pane per renderle croccanti e gustose e sulle quali ho poi adagiato pezzi di platessa e mais a un lato del piatto. Di fianco, ho decorato con la crema verde.

Bello da vedere, ordinato e colorato, goloso da gustare e veloce da preparare. Ma soprattutto sano. Questo è il risultato principale che dobbiamo ottenere. Un qualcosa che faccia bene al nostro organismo nutrendolo nel modo corretto ma che possa anche appagare gli occhi e il palato.

Questo è importante perché fa venir voglia di continuare a magiare in tale modo percependo una soddisfazione totale, olistica.

Provatelo e fatemi sapere. Vi auguro un Buon Appetito.

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La Crema morbida di Zucca e tante curiosità su questo magico ortaggio

Il tempo delle Zucche è arrivato, ormai già da un pò, e si vede arancione ovunque nonostante ce ne siano di diverse specie: verdi, bianche, gialle, grigie. Tonde, lunghe, contorte, a volontà. Le Zucche non mancano di certo e, considerando il periodo “Halloweeniano” che le richiede per tradizione e il loro prezzo sinceramente basso, non possiamo non utilizzarle al meglio e per diversi scopi.

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Quello che desidero insegnarvi oggi è creare con la Zucca una crema molto gustosa che vi metterà allegria e vi farà fare una gran bella figura davanti ai vostri invitati. Essa sarà molto sfiziosa e soprattutto salutare se mettiamo in conto le varie e potenti proprietà nutrizionali e benefiche di questo ortaggio. E’ infatti ricco di Vit. A, Vit. C, betacarotene e antiossidanti risultando così, un ottimo aiuto per tutto il nostro organismo, in particolare per i tessuti come anche quello epiteliale. Nonostante tutte queste virtù terapeutiche però, so già che in molti storceranno il naso a sentir parlare di Zucca in quanto c’è chi la adora e c’è invece chi la detesta. Ebbene, potete credermi, anche chi non l’apprezza, avendo assaggiato questa crema, ha pulito il piatto e si è leccato i baffi. Pure i bimbi. In questa ricetta infatti, la protagonista è accompagnata da altri ingredienti gustosi, primi fra tutti, le Patate e i Fagioli. Io uso i Fagioli Cannellini o i Fagioli dell’Angelo ma, ovviamente, voi potete aggiungere quelli che più gradite.

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Iniziamo preparando un buon soffritto nel quale, in una pentola capiente, assieme alla Cipolla tagliata a dadini, metteremo delle Carote e del Sedano, anch’essi spezzettati, dell’Aglio, del Prezzemolo, del Timo, della Noce Moscata, del Curry, dell’Erba Cipollina e della Curcuma. Un filo d’Olio Extra Vergine d’Oliva e facciamo dorare il tutto.

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Una volta pronto, aggiungiamo le Patate tagliate a tocchi, un’altra Cipolla divisa in quattro parti e i Fagioli e infine la Zucca, che dovrà essere in quantità maggiore. Mettiamo acqua fino a ricoprire del tutto le verdure. Più acqua mettete e più la crema diventerà liquida nonostante l’evaporazione. A me personalmente piace abbastanza consistente. Aggiungo ancora un goccio d’Olio, metto il Sale (non siate parsimoniosi con il Sale in quanto la Zucca è molto dolce) e spolvero appena con un pò di Zenzero che userò in polvere così risulterà meno pungente. A chi piace, anche un pò di Pepe saprà fare la sua parte. Faccio cuocere come una semplice minestra e quando tutto è ben cotto, non mi rimane altro che mixare con il frullatore a immersione.

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Ecco pronta la crema sulla quale lascerò cadere qualche foglietta di Prezzemolo tritata in uscita e sistemerò un rametto di Basilico per renderla ancora più vivace. Come potete vedere questa pietanza è davvero semplice da preparare ma otterrete un ottimo risultato. La Zucca, chiamata anche Cucurbita, che nelle lingue ispaniche significa appunto “testa”, ha grandi poteri come quello lassativo, antifungino e vermifugo. Inoltre rinfresca e lenisce l’intestino. I suoi semi, veri e propri toccasana ricchi di sostanze benefiche, erano considerati già in antichità, una potenza della natura e venivano paragonati alle qualità migliori dell’uomo che vivono solitamente nascoste nella parte più intrinseca dell’essere umano così come essi risiedono al centro dell’ortaggio. Il punto d’unione tra l’anima e il fisico. Grazie alla sua potente corazza, a protezione proprio di questo cuore così prezioso, la Zucca divenne presto simbolo indiscusso delle cose care, le cose da difendere con tutte le forze. Tra queste, il ricordo sacro e inviolabile delle persone che amiamo ma che non sono più fisicamente con noi. Fu così che, per la festa di Samhain, il Capodanno celtico conosciuto da noi come – Festa di Halloween -, la Zucca prese presto posto nei riti sacri dei druidi e, assieme ai vivi fuochi, animava la notte propiziatoria per il nuovo anno, quella appunto del 31 ottobre. La notte in cui i morti, i cari defunti, tornavano nelle loro case per scaldarsi e comunicare con i vivi.

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Come racconta anche la mia amica Milly Miriam Grimm nel suo blog “I Colori del Vento“, di tutto questo, se ne riscontra testimonianza in alcune tombe ritrovate in Germania, dentro le quali, erano state collocate, oltre che ai preziosi semi di Zucca, essenza di vita, anche noci e nocciole, che erano considerate un viatico per la rinascita e l’ascesa al cielo. Un ortaggio davvero pregiato in tutti i sensi che riporta in sè un passato ricco di storie, avventure ed emozionanti leggende. La forma panciuta oltretutto, di molte Zucche, come la Cucurbita Maxima, la classica usata come simbolo di Halloween per capirci, ricorda la prosperità e il grembo materno divenendo così anche allusione della fecondità e dell’abbondanza. La Luna Arancione, non deve davvero mancare in questo periodo nelle vostre case, per un sacco di buoni motivi. Tuffatevi nella sua dolce polpa e lasciatevi trasportare dai misteri della più tipica delle tradizioni. Pieni di salute ovviamente.

Prosit!

Soffri di Sinusite? Pensa bene… Cosa non sopporti più?

Cos’è che ti sta dando così fastidio? Una situazione o una persona? Ti chiedo questo perché secondo le filosofie che ho studiato, tra le quali la psicosomatica, soffrire di sinusite, infiammazione molto dolorosa alle mucose dei seni paranasali, equivale a non sopportare più o una situazione che stai vivendo, o una persona che ti è vicina. Troppo vicina.

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Si da invece solitamente colpa al freddo, al tempo e all’umidità ma, in realtà questi, non sono gli unici fattori per certe teorie. Quando l’attacco ti colpisce, dal momento che alcune sinusiti diventano croniche e quindi si ripetono, prova a chiederti cosa o chi non hai sopportato in quel periodo. Oppure, prova a ricordare se quando eri affetto da questo malessere, stavi nel contempo convivendo con un disagio. Una mia cliente, una ragazza giovane di 27 anni, usciva da quattro anni con un ragazzo. Dopo i primi tre anni passati allegramente e nella più totale spensieratezza, la situazione precipitò perché a lui morì la mamma alla quale era molto affezionato. Egli si spense, divenne malinconico e introverso e, nonostante la voglia di stargli vicino e rincuorarlo, la mia cliente, dopo un anno, iniziò nel suo inconscio soprattutto, ma anche nel suo conscio, a non sopportare più quell’uomo che aveva di fianco. Un uomo triste, pessimista, nervoso. Lo giustificava ma non lo accettava. Avrebbe voluto continuare a sorridere con lui, a divertirsi, passato il momento di shock. Avrebbe voluto che la vita andasse avanti. Continuava ad amarlo ma, entrare in casa e trovarlo con le lacrime agli occhi, raccontargli una cosa simpatica e non vederlo nemmeno sorridere, condividere con lui un progetto e non sentirlo gioire, dopo un anno, le divenne insopportabile. Capiva perfettamente quel dolore ma non voleva che rovinasse la loro vita. Per stare bene anche dal punto di vista fisico, la mia cliente avrebbe dovuto lasciarlo, oppure riuscire a farlo cambiare, oppure ancora imparare ad accettare e amare lui così com’era per quello che era diventato. Ma lei non si sarebbe mai innamorata di una persona così. Lei non si sarebbe mai messa insieme ad un uomo com’era lui ora, quattro anni prima. Non era per niente affetta dalla – sindrome della crocerossina -. Anche riuscire a cambiarlo era dura dal momento che non ce l’aveva fatta in un anno, provandole tutte, e dal momento che lui non aveva nessuna intenzione di farsi aiutare da un professionista. Rimaneva come unica scelta quella di lasciarlo. La sinusite della quale iniziò a soffrire periodicamente, se ne sarebbe andata ma il cuore le si sarebbe probabilmente spezzato. Un giorno venne da me e mi disse – Ho deciso di mollarlo – e io le chiesi cosa l’aveva portata a questa decisione. La sua risposta fu questa – Mi sono resa conto che fondamentalmente io non ho mai amato lui ma il suo modo di riuscire a farmi divertire, a farmi estraniare dai problemi, era per me uno sfogo non un amore. Ho capito che se riesco ad eliminare o a trasformare quelli che io considero “problemi” in occasioni, o comunque a non farmi rattristare da loro, potrò avere un uomo vicino come uomo e basta e non come “salvagente” -. I due quindi si lasciarono. Ovviamente non sempre deve andare così ma lasciatemi finire di raccontare. Ora, la mia cliente, ha un’altra relazione nella quale si preoccupa di condividere i bei momenti per la loro unica bellezza intrinseca e non come evasione. La sua sinusite è scomparsa. Da due anni non ce l’ha. La cosa strana è che anche il suo, ormai ex, fidanzato sta meglio perché su di lui, inconsciamente, gravava il peso di non riuscire a dare alla sua compagna ciò che sapeva lei desiderava; una sorta di ansia da prestazione lo invadeva, tutto per un meccanismo interno che è difficilissimo da spiegare. Non riusciva a farla ridere come un tempo, a farla divertire, a “portarla via” e questo lo faceva stare ancora più male ma, il tutto, continuava invece ad essere implicato solo nei confronti della mamma defunta. “Sarà perché è morta mia madre che sono così, sarà perché è morta mia madre che mi sento male, ancora non passa questa storia della morte di mia madre…”. Continuava a ripetersi, a credere e soprattutto ad esternare. Probabilmente anche lui ora starà con un’altra persona, una persona che ha sicuramente dei bisogni come la maggior parte di noi ma non come quelli della sua precedente ragazza. La mia cliente continuava a stare con lui credendo di amarlo e credendo che lui avesse bisogno di lei dopo quella grave perdita ma non era per niente così! Eppure è la prassi, così ci hanno sempre insegnato. Quello che mi sento di consigliarti è che nel momento in cui riconosci una situazione o una persona come deleteria nei tuoi confronti, prova a cercare ulteriori soluzioni, prova a modificare gli eventi. Fallo anche quando la morale ti viene contro. La sinusite ti sta suggerendo questo. Prova a non accettare quel qualcosa. E molte volte, le soluzioni ci sono, ci vuole solo un po’ di coraggio. trend-online.com

Perché vedi

tutto quello che vuoi c’è,

è dall’altra parte della paura.

(Jack Canfield)

Come diceva Darwin, non è colui che si presenta più forte o più intelligente a sopravvivere bene ma colui che riesce a mutare adattandosi alle nuove situazioni. Prima di concludere ti darò però anche qualche rimedio naturale contro la sinusite:

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SUFFUMIGI: E’ sempre molto utile effettuare dei fumenti in caso di sinusite in quanto il muco tende a solidificarsi all’interno dei seni paranasali senza riuscire a fuoriuscire, infiammando così le pareti e le mucose. Si può far bollire nell’acqua un po’ di Bicarbonato e/o un po’ di Eucaliptus che hanno l’azione di rinfrescare e disinfiammare, ammorbidendo anche, grazie al vapore caldo, il muco duro, compatto. Attenzione però a non esagerare in quanto si rischia di creare una specie di ebollizione interna ossia, trasformare il muco in bolle che scoppiettando andranno ad infiammare altri seni.

IMPACCHI: Puoi applicare degli impacchi caldi di Zenzero sulla zona centrale del viso e della fronte (se hai la pelle sensibile ti consiglio solo sulla fronte) intercambiandoli di tanto in tanto, in modo da non lasciare miscele fredde sulla pelle. Anche qui non dovrai esagerare. La parte interessata diventerà rossa, è normale, ma non andare oltre eccessivamente altrimenti rischierai di traumatizzare la pelle perché lo Zenzero è davvero un potente antiinfiammatorio e va usato con cautela. Le pezze inoltre non dovranno essere bollenti perchè quando c’è infiammazione c’è già calore che non conviene aumentare.

TISANE: Quando si ha già parecchio muco o catarro all’interno del nostro corpo, non bisogna bere in eccesso altrimenti si continuerà a produrne sempre di più ma, tre dita al giorno di decotto di Radice di Loto, non potrà farti che bene. E’ un ottimo fluidificante ed espettorante. Basterà far bollire qualche rondella di questa radice in un pentolino, filtrare l’acqua che quando è pronta diventa di color marroncino/rossastro e berla. Ad alcuni piace anche fredda ma io te la consiglio calda e con dentro magari un cucchiaino di Miele biologico.

Infine, durante il periodo di malattia, porta sempre, anche in casa, una fascia o un cappello di lana che ricopra la tua fronte e le tue orecchie, soffia il naso più che puoi. E’ assolutamente vietato “tirare su col naso”. Devi eliminare il più possibile queste scorie. Se il naso ti si spela e diventa rosso, niente paura, alla sera, prima di andare a dormire, cospargilo di crema – Prep – che puoi trovare in qualsiasi Supermercato o in Farmacia, ti donerà sollievo, ridurrà l’escoriazione e, con il suo delicato profumo al Mentolo, ti permetterà di respirare meglio.

Prosit!

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