IL BISOGNO DI PERCEPIRE PIU’ SUPERFICIE POSSIBILE
Chi ha i piedi piatti soffre di una forma di insicurezza, spesso anche latente, nei confronti della vita o di un particolare ramo di questa.
L’insicurezza simboleggiata da questi piedi particolari si basa prettamente su due tipologie di destabilizzazione:
1) Ci si è sentiti abbandonati da piccoli (magari da uno dei genitori, perni saldi della nostra crescita) e abbiamo dovuto cavarcela da soli
2) Ci si è sentiti addosso una responsabilità troppo grande per noi da affrontare e si percepisce impotenza
Due situazioni che possono anche trovarsi collegate tra loro. In entrambi i casi si ha paura di – non farcela -.
I piedi piatti sono malformati a causa del cedimento dell’arco plantare che, più debole del normale, tende a pareggiarsi al tallone e al metatarso. Questo avviene perché si ha il bisogno di sentire maggiormente e il più possibile il “terreno sotto ai piedi” che ci è venuto a mancare. Si ha bisogno di toccare più superficie possibile per sentirsi stabili. Si cercano appigli. La metafora del pavimento è usata per comprendere come la solidità sulla quale poggiamo i nostri piedi, e cioè quelle parti del corpo che ci portano ad avanzare nella vita in tutti i sensi, sia venuta meno per noi.
Chi ha i piedi piatti, o un solo piede piatto, è una persona che ha bisogno sovente di conferme e di incoraggiamento. Ha anche bisogno di rendersi conto di esistere per gli altri perché spesso si considera come un germoglio nato nel buio e non visto da nessuno.
GLI ATTREZZI DELL’INSICURO
Sono persone che per riuscire ad avanzare comunque, hanno dovuto far fede a delle qualità utilizzandole anche come armi da difesa, le quali oggi possono averle rese indipendenti, ciniche, solitarie, presuntuose o bastian contrari. Utilizzano mezzi per essere visti solitamente poco simpatici ai più ma, in cuor loro, questi mezzi li hanno sostenuti e gli hanno permesso di crescere – senza sentir dolore -. Non è vero ma loro ne sono convinti e anche questa convinzione li protegge.
Gli strumenti però possono essere diversi. C’è anche chi si lascia andare, come una banderuola al vento, lasciando fare agli altri e accontentandoli, senza interferire, nell’accondiscendenza più assoluta pur di non essere nuovamente abbandonato. Un’accondiscendenza così profonda da togliere persino la propria dignità.
E poi esiste anche chi deve per forza mettersi in mostra, deve apparire originale o controcorrente, deve primeggiare o vantarsi. Insomma, qualsiasi mezzo è buono per farsi notare in mezzo alla folla.
Ognuno sceglie il suo mezzo di sopravvivenza preferito ma tutti hanno un solo scopo: auto-sostenersi.
Essersi sentiti esclusi o aver perso una persona cara lascia sbigottiti e, soprattutto da bambini, non si capisce il perché di quel trattamento che si deve subire o quel fatto che ci è capitato. Come spesso non lo si comprende neanche da adulti.
Si ha un grande bisogno di amore e di sostegno e quando questi vengono a mancare l’emozione che si prova è lacerante. Naturalmente tutto sta sempre a come l’individuo vive questa emozione.
Ad esempio, non tutti gli orfani hanno i piedi piatti ma chi, sotto certi aspetti, è più debole e ha più bisogno di “cure” e appoggio nell’affrontare la vita può sviluppare questa anomalia. Teniamo anche conto che ci sono invece “abbandoni” più gravi ancora e sentiti più forte che portano a malattie ben peggiori. La causa del piede piatto nasce infatti quasi sempre da un qualcosa accaduto in ambito familiare.
TRASFORMARE I PROPRI PIEDI
Alcuni individui sono riusciti a guarire da questa loro malformazione facendo i giusti esercizi ma soprattutto impegnandosi ad acquisire fiducia in se stessi senza aspettarsi dagli altri una rassicurazione. Hanno imparato a sentirsi completi e a valutarsi con positività. Si sono allenati nell’osservare che ce la stavano facendo comunque e ce la stavano facendo bene.
Sovente si incontra chi, a causa di questo motivo, si piange addosso o reagisce con rabbia o alterigia nei confronti degli altri pretendendo dal mondo l’appoggio desiderato. Ebbene, spazzando via tutte queste cose che si credono preziose e concentrandosi su se stessi, si ottengono grandi risultati.
Zygmunt Bauman, sociologo, diceva – Chi è insicuro tende a cercare febbrilmente un bersaglio su cui scaricare l’ansia accumulata e a ristabilire la perduta fiducia in se stesso cercando di placare quel senso di impotenza che è offensivo, spaventoso e umiliante -. Bauman diceva bene ma non bisogna permettere accada questo.
La sorellina di una mia amica invece, e questo è un caso diverso, ha avuto per parecchio tempo un piede piatto quando il padre si è ammalato gravemente. Quando però il genitore è tornato ad essere quello di un tempo, decisamente amorevole nei suoi confronti, a lei è guarito il piede ritornando ad avere la forma perfetta che aveva prima e senza l’aiuto di plantari o solette (in quanto rimandavano di continuo la visita dal podologo, cosa che vi consiglio di fare ma vi consiglio anche di lavorare su di voi altrimenti non ci sarà soletta che tenga, continuerete ad avere i piedi piatti anche se il lavoro del professionista vi aiuterà parecchio). Questo comunque per dire che si può rinforzare l’arco del piede e modificare la parte plantare.
NUOVI PASSI
Tra tutti gli strumenti che ho elencato prima però ce n’è uno spesso poco considerato o sottovalutato ed è quello del perdono focalizzandosi poi su di sé. Non sempre si riesce a percepire cos’abbia scaturito in noi quel senso di abbandono che ci opprime ma, quando invece riusciamo a individuarlo, quello che occorre fare è perdonare, di vero cuore, la persona o l’evento che lo ha scaturito. In questo modo è come staccarsi da lì, azzerando il tutto, e potendo ripartire dall’inizio totalmente centrati verso noi stessi.
Attenzione però, molto spesso si crede di aver perdonato ma questo non è vero. E’ un lavoro lungo e ostico che permette di vedere anche cose spiacevoli. Serve tener duro e prepararsi per i nuovi passi che si vogliono fare. Dei passi giusti con piedi perfetti.
Prosit!
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